Ceccio e Benny, il nostro Blog

Mercoledì 13 Maggio

  

Memoriale di Caen, spiagge dello sbarco
Memoriale di Caen, spiagge dello sbarco

 

12° Giorno di Viaggio: Mercoledì 13 Maggio 2009

 Tappa: Memoriale di Caen, Spiagge dello sbarco, Bayeux

Km Giornalieri: 225

Pieni effettuati: 1

Consumo medio: 16 km/l

 

 

 

 

 

  

           

Ingresso al Memorial

Ingresso al Memorial

 

Ultimo giorno di ferie in terra Francese, domani si rientra, ed è per lo più viaggio.

Purtroppo siamo arrivati a corto di giorni a disposizione, e dobbiamo quindi sfruttare tutta la giornata per vedere le spiagge ed i luoghi dello sbarco in Normandia.

 
   
Contraerea
Artiglieria

Il famoso “sbarco”, per il quale avevo deciso di organizzare questo viaggio, e si perché quando si parte non si sa bene cosa vedere, le idee sono confuse e speri sempre che mano mano si schiarisca l’orizzonte. Io avevo la Normandia nel cuore, e tanta voglia di vedere questi luoghi di guerra e di eroi, che il 6 giugno del 1944 hanno fatto la storia.

Lo sbarco, nome in codice “Overlord”, è un’operazione militare che iniziò con lo sbarco anfibio alleato sulle spiagge della Normandia, all’alba di martedì 6 Giugno 1944, una data nota come D-Day, e continuò nelle settimane seguenti con una campagna terrestre che aveva lo scopo di stabilire, espandere ed eventualmente dilagare la testa di ponte in Normandia; rimane una delle battaglie più conosciute della Seconda Guerra Mondiale.

 
Mulberry Harbour
Mulberry Harbour

In realtà l’operazione Overlord iniziò la notte tra il 5 e il 6 giugno con il lancio dei paracadutisti a Pegasus Bridge e Sainte-Mère–Eglise.

Purtroppo, come detto in precedenza, di tempo a nostra disposizione ne è rimasto davvero poco, quindi la giornata sarà un tour de force per visitare i luoghi più importanti situati lungo questi 100km di costa.
Contraerea
Contraerea

Iniziamo la mattinata al Caen Memorial Museum, a dire di molti uno dei più bei musei al mondo sulla Seconda Guerra Mondiale, e sulla guerra in genere.

A parte il costo spropositato dell’ingresso, circa 20 euro, non l’ho trovato particolarmente coinvolgente. Intendiamoci, il museo è ricco di contenuti e di reperti storici, è molto grande e la visita  richiede all’incirca tre ore, se fatta con la dovuta meticolosità.

Si inizia con dei plastici contenenti la spiegazione della situazione politica del XX° secolo, partendo dal 1914, fino ad arrivare alla guerra fredda.  Ci sono poi molti cimeli come divise e materiali vari dei soldati impegnati nelle ostilità; qua e la c’è anche qualche mezzo alleato o tedesco, una jeep, una cucina da campo una branda, addirittura un vestito da sposa fatto con la tela di un paracadute.

Mai più!!!
Mai più!!!

C’è un commovente diario di una bambina rinchiusa in un lager nazista, che piano piano vede morire la propria famiglia; poi c’è la storia della Bomba atomica, con le lettere scambiate tra Einstein e Roosevelt sull’eventuale uso della bomba per la risoluzione della questione bellica.

Altra cosa che ci ha colpito, un filmato di repertorio della BBC della durata di una ventina di minuti, proiettato in una sala all’interno del museo. Mostra gli attimi antecedenti lo sbarco, la preparazione degli uomini, americani e tedeschi, quasi si può sentire l’aria che si respirava in quei terribili momenti. Gli aerei che caricano le bombe, le navi che salpano con il loro carico di uomini e di mezzi, gli ultimi sorrisi di tante persone che non faranno mai più ritorno. E poi l’inizio dei bombardamenti, gli aerei che sparano sopra le postazioni Tedesche, la contraerea che risponde, l’assalto e lo sbarco alle spiagge….. L’avanzata degli alleati, la conquista delle città, Bayeux, Caen, Parigi e mano mano tutte le altre…..per finire il filmato mostra la devastazione lasciata dalla guerra, macerie, rovine, morti e distruzione ovunque. Thi is the war!!!
C’è un pò di tutto, anche se detto così è molto molto riduttivo. Se devo essere sincero non mi è piaciuto molto; è un museo piuttosto, come dire, documentato, tanta tanta carta, tanti filmati, ma pochi reperti storici. Io purtroppo non ho la pazienza di mettermi a leggere tutto quello che c’è da leggere, che fra le altre cose è in Francese, Tedesco e Inglese (come al solito); fra le altre cose, ci vorrebbero tre giorni, preferisco vedere con gli occhi ed immaginare come si viveva a quei tempi, anziché dover leggere e leggere e leggere. Non dico assolutamente che il museo non vale una visita, dico solo che a me non è piaciuto, questione di gusti; d’altro canto a Benny è piaciuto moltissimo, ma lei è molto più “profonda” di me.
Purtroppo, a causa della brevità della giornata, non abbiamo avuto modo di andare a vedere il museo di Bayeux, che a dire di alcuni dovrebbe essere molto più fornito di vecchi cimeli storici.; pazienza, sarà per la prossima volta.

 

Inizia adesso la visita delle spiagge.

  

Non sono propriamente loro a destare oggi l’interesse dei turisti, perché ormai sono solo spiagge, bianche, pulite, immense spiagge, dove i bambini e gli adulti fanno il bagno, dove si gioca a beach volley, e dove ci si sdraia al sole per prendere la tintarella; è questo ciò che si vede costeggiando questa fantastica costa di Francia. Ovunque ci sono carri armati, cannoni, contraerea, bunker, cingolati, missili, monumenti ai caduti, targhe ricordo di chi è morto in questi posti.

La nostra prima tappa è Ouistreham, dove incontriamo il primo mezzo cingolato, poi, dopo aver saltato la tappa del Pegasus Bridge, via verso ARROMANCHES, conosciuto per i grandissimi Mulberry Harbour. Questi ponti artificiali, vennero usati dagli alleati come porti mobili per lo sbarco di uomini, mezzi e rifornimenti, durante tutto il periodo dello sbarco. I Mulberry che si possono vedere ad Arromanches, sono di costruzione Inglese, e sono gli unici rimasti intatti. Il ponte Americano, costrutio ad Omaha Beach venne distrutto dopo pochissimi giorni da una violenta tempesta, mentre quello Inglese rifornì gli alleati per ben 8 mesi, e pensare che furono costruiti per durare solo 3 mesi.
 
Direzione di tiro
Direzione di tiro

Oggi  non rimangono altro che dei tronconi del Ponte, che comunque rendono bene l’idea di quale fu il loro utilizzo durante i giorni dello sbarco.

Andiamo via da Arromanches senza visitare il suo museo, ma qui i musei sono come i ristoranti sul lungomare di Positano, e così ci dirigiamo verso Longues sur mer, dove ancora dopo 65 anni ci sono intatti 4 cannoni dell’artiglieria Tedesca, lasciati li in fretta e furia durante la precipitosa ritirata, ed una postazione di direzione di tiro, che forniva loro le coordinate.

Volgono ancora la bocca di fuoco a nord, verso l’oceano, da dove sarebbe dovuto arrivare il nemico. Per giorni e giorni hanno fatto fuoco, sperando di evitare lo sbarco delle navi inglesi, americane, canadesi, ma l’assalto fu così massiccio, che nulla poterono.

Girare in questi posti fa riflettere; i pezzi d’artiglieria da 150mm perfettamente integri, con lunghissime canne di 4 metri, immense armi di distruzione in acciaio, ormai arrugginito, che hanno seminato morte e terrore durante la loro vita.

Capaci di sparare dardi devastanti a circa 19km di distanza, queste batterie aprirono il fuoco alle 05.30 del mattino del 6 giugno, cercando di colpire le navi alleate che tentavano di sbarcare uomini e mezzi ad Omaha Beach, senza però riuscirci.
Furono a loro volta colpite invece dagli incrociatori americani, e il 7 giugno 1944 il comandante delle 4 unità d’artiglieria si arrese insieme ai suoi circa 190 uomini.
 
Con Benny siamo andati nella direzione di tiro, ancora intatta, e abbiamo potuto vedere con i nostri occhi cosa volesse dire passare le giornate li dentro….o li sotto…..

Sembra di essere come topi in gabbia, non puoi scappare, poche feritoie per cercare di capire da dove viene il nemico, e scarsa visibilità ad oggi che è 13 Maggio, possiamo solo immaginare cosa potesse essere il mare nei mesi di gennaio, o febbraio, o la visibilità alle 5 del mattino di quel 6 giugno del 1944…..

Cimitero Americano
Cimitero Americano

E’ a questo punto che raggiungiamo la parte più emozionante del viaggio, ovvero Colleville sur Mer. E’ qui che esiste il più grande cimitero Americano in terra d’Europa. 9837 croci bianche che con meticolosa precisione spiccano su un fantastico prato verde perfettamente curato.

Appena arrivati si può decidere di visitare o meno il piccolo Memorial costruito al di sotto dell’ingresso, noi ovviamente ci siamo andati, e dopo un minuzioso controllo da parte degli addetti alla vigilanza, abbiamo preso una scala in discesa e siamo arrivati fino ad una grande stanza bianca, con delle porte a vetri che portavano in un’altra stanza altrettanto grande. Qui, abbiamo potuto vedere diverse teche, contenenti ognuna degli oggetti, e la storia di qualche soldato morto durante lo sbarco; in fondo, un maxischermo proietta in continuazione filmati d’epoca sulla guerra.

 

All’uscita, si passa ancora in una piccola galleria con delle foto appese al suo interno, ed una piccola cantilena ci accompagna lungo il tragitto. Non è una musica, è una voce di donna, che con cadenza bassa e pacata, scandisce i nomi dei 9837 soldati sepolti nel cimitero. Giunti all’uscita, la prima cosa su cui cade l’occhio è la sottostante spiaggia di Omaha Beach. Il cimitero infatti è pìù alto della spiaggia, e per raggiungerla bisogna scendere un bel sentiero. Noi sempre a causa del poco tempo a disposizione purtroppo non siamo potuti andare.

Monumento ai caduti
Monumento ai caduti
Noto, ma a Dio
9837 Croci Bianche

 

E’ questa la spiaggia dove le forze alleate, in particolare gli Americani, hanno subito la più massiccia perdita in termini di vite umane, tanto che fu ribattezzata “Bloody Omaha” ovvero Omaha la sanguinaria.

 

Lo sbarco fu reso decisamente impossibile in primis dalle condizioni meteo, e poi per la condizione fisica in cui si trovarono i soldati, spossati da 80 ore di navigazione, la stragrande maggioranza giunse nella zona dello sbarco con il mal di mare, a stomaco vuoto, e zuppi fino al midollo. Le altissime onde che si infransero su di loro per tanti ne decretarono la morte; le navi di supporto allo sbarco spostate dalle correnti verso est anche di 1000 metri, non riuscirono a fornire la dovuta copertura alle truppe da terra.

Dei mezzi anfibi che avrebbero dovuto sbarcare gli uomini, alcuni affondarono a causa del mare mosso, altri furono distrutti dai colpi di mortaio del Reich, le truppe trovarono un fuoco di mitragliatrici terrificante, e quei pochissimi soldati che riuscirono ad arrivare a terra, furono costretti a tornare verso il mare e a ripararsi dietro gli ostacoli posizionati dai tedeschi per evitare lo sbarco stesso.
 Come se non bastasse, la distanza fra una compagnia e l’altra così minuziosamente programmata, non fu rispettata a causa, anch’essa, delle forti correnti, e molte compagnie si ritrovarono a centinaia di metri dal loro luogo designato, lasciando scoperto il fianco delle compagnie vicine.
Senza parole
Senza parole

Molti uomini fra l’altro perirono trascinati nelle acque dal peso del loro equipaggiamento, e i genieri, che dovevano sbarcare dopo l’assalto iniziale, sbarcarono invece insieme alla fanteria, in maniera altrettanto caotica, perdendo gran parte della loro attrezzatura e rendendo ancora più difficoltoso lo sbarco delle ondate successive.

E’ per questi motivi che Omaha Beach è considerata la spiaggia dove l’inferno regnò sovrano, le perdite furono altissime, 2400 uomini circa,  ma alla fine, le truppe riuscirono comunque a prendere le loro posizioni.

Ed era sotto di noi, impassibile nella sua maestosa immensità. L’oceano infinito, bellissimo  placido, 65 anni fa si prese la vita di migliaia di soldati.

Inutile credere di poter immaginare cosa furono quegli attimi, inutile cercare di pensare cosa passò per la testa di quegli uomini la mattina del 6 giugno, solo le emozioni che si possono provare camminando in quei luoghi, solo il silenzio rispettoso per le centinaia e centinaia di croci bianche, solo il perché di quell’immensa assurdità nelle nostre domande.

 

Bombe
Bombe

Un maestoso monumento di forma semi circolare si erge davanti ai nostri occhi, con al centro una statua di bronzo raffigurante un uomo che spicca il volo. Le croci bianche, tutte uguali, alcune con la stella di David, hanno inciso solo i nomi, la data della morte, la regione di provenienza dei caduti e il battaglione d’appartenenza. Su alcune, si legge inciso “Noto, ma a Dio”.

 

Con una forte stretta al cuore ed un nodo in gola andiamo via in silenzio da Colleville sur Mer, per raggiungere Pointe du Hoc.

Questo sito di altissima importanza strategica, permetteva ai tedeschi di sparare sulle spiagge di Utah Beach e Omaha Beach, con i potenti cannoni d’artiglieria. Per conquistarlo, non bastarono gli attacchi aerei e navali, ma fu necessario inviare un gruppo di Rangers Americani, in grado di scalare il fianco della montagna e impossessarsi delle batterie nemiche.

Distruzione
Distruzione

La cosa più impressionante di questo sito storico sono gli immensi crateri lasciati nel terreno dalle bombe alleate, che hanno devastato la zona circostante. Vederli dal vivo è una cosa impressionante, alcuni alti più di 3 metri, e larghi almeno una decina, possiamo solo immaginare il fragore assordante dell’esplosione, una volta che gli immensi proiettili giungevano a terra.

Durante la nostra visita ad un certo punto c’è tempo anche per una gradita sorpresa, Benny mi fa cenno di guardare fra un piccolo cespuglio, cresciuto proprio all’interno di uno di questi crateri.
C’è un leprotto che salta felice, si sofferma un attimo, ci guarda curioso, si gira e se ne va.
 
Saint Mere Eglise
Saint Mere Eglise

  

Per fortuna la terra è tornata a vivere anche in questi luoghi che una volta furono luoghi di distruzione e di morte.

Rimontiamo in moto, e via, ancora un’altra destinazione, ovvero il paese di Saint Mere Eglise.

Questo “village” è conosciuto per il manichino del paracadutista posto sulla sommità della chiesa. I fatti purtroppo andarono proprio così. Durante i lanci dei primi paracadutisti nelle prime fasi dello sbarco, sul Pegasus Bridge e su Saint Mere Eglise, un povero soldato rimase impigliato con il paracadute sul campanile; il suo nome era John Steele.

Malgrado ciò, fingendosi morto per 3 ore riuscì a salvarsi, finché i suoi compagni non giunsero a tirarlo giù di li. Ancora  oggi, dopo 65 anni, un manichino è ancora li a ricordare l’evento, e John Steele è ormai l’eroe di questo piccolo ma incantevole paesino.

 

Martedì 12 Maggio Giovedì 14 Maggio

 

 

 

 

1 commento »

  1. visitare questi posti è uno dei motivi per cui ci siao decisi a visitare la normandia quest’estate. Penseremo molto bene se spendere 20,00 eurini per visitare il museo d Caen, visto che non ne parli molto bene. Questa stesa di croci l’ho vista solamente nel film ” salvate il soldato Ryan “. L’anno scorso ho provato un’emozione fortissima nel visitare il campo di concentramento di dachau, sono sicuro che proverò la stessa cosa nel visitare questi luoghi.

    Commento di Tatino the original — 18 luglio 2009 @ 16:18 | Rispondi


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